Il Covid-19 ha rivoluzionato la nostra vita. Abbiamo riscoperto il piacere della lettura, recuperato film d’ autore, sovraffollato la rete con post rigorosamente accompagnati dall’ hashtag #andràtuttobene o semplicemente fissato il muro chiedendoci che ne sarà del nostro futuro.
Ebbene è proprio di futuro che parleremo oggi, in particolare di come ci si sta muovendo nella digitalizzazione di uno strumento estremamente importante, tanto per rendere più snello il processo di individuazione di nuovi casi, quanto per evitare che la riapertura delle attività commerciali porti con sé una nuova ondata di contagi: il contact tracing.
Cos’è il contact tracing
Insieme alla diagnosi precoce, l’ identificazione dei contatti costituisce un’ arma centrale nella lotta al virus.
Una volta arrivata la conferma che una persona è stata infettata dal virus, il personale sanitario le domanda informazioni volte a determinare gli individui con cui si è avuta un’interazione. Si valuta poi il livello di rischio in base al tipo di interazione avuta con il paziente e ci si muove di conseguenza, attuando eventualmente una richiesta di quarantena a casa o in ospedale a scopo precauzionale.
Si tratta, dunque, di un lavoro piuttosto oneroso che richiede tempo e personale, risorse che durante una pandemia sono scarse.
In questo senso, la tecnologia si propone di aiutare a superare il problema, offrendo soluzioni per rendere più smart l’intera procedura, sebbene le problematiche legate alla privacy che queste soluzioni sollevano sono tutt’ altro che banali.
La soluzione Apple|Google
Il 10 Aprile, Apple e Google, hanno annunciato una partnership finalizzata alla messa a punto un sistema per il tracciamento che vedrà i suoi ‘primi passi’ entro Maggio.
In sintesi, il sistema consente a ogni smartphone di registrare periodicamente la presenza degli altri cellulari che ha intorno. Attraverso il sistema operativo, ogni smartphone emette un codice identificativo univoco (ID) che viene captato dai dispositivi nei paraggi, e mantenuto in un loro registro interno.
Quando il proprietario di uno smartphone scopre di essere positivo al coronavirus, invia il proprio ID a un registro centrale online, gestito dalle istituzioni sanitarie. A quel database si collegano anche tutti gli altri smartphone che usano il sistema, confrontando gli ID che hanno memorizzato con quelli segnalati. Se trovano una corrispondenza, mostrano una notifica al loro proprietario informandolo della potenziale esposizione.
La soluzione europea
L’ Europa dal suo canto lancia la propria soluzione denominata European Privacy-Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT). Autorevoli università europee, infatti, hanno preso parte al progetto, che ha pubblicato la propria versione del sistema. Il concetto resta lo stesso: individuare gli infetti e porre in quarantena chi è stato a contatto con loro.
Il gruppo ha inoltre rilasciato più versioni del sistema per permettere ai Paesi e i loro sviluppatori di app di scegliere l’opzione che meglio si adatta alle proprie esigenze di gestione della pandemia.
Per citare il documento, reperibile qui, pubblicato il 12 Aprile sul progetto, “Questo sistema fornisce una base tecnologica per aiutare a rallentare la diffusione del virus SARS-Cov-2 semplificando e accelerando il processo di notifica delle persone che sono state in contatto con una persona infetta. La progettazione del sistema mira a ridurre al minimo i rischi per la privacy e la sicurezza degli individui e delle comunità e a garantire il massimo livello di protezione dei dati.”
Ma è davvero cosi?
Le perplessità sulla privacy
Il progetto, declinato nelle sue molteplici versioni, ha sollevato da subito le critiche di molti esperti del settore soprattutto per motivi relativi al coordinamento per la condivisione dei dati. Sebbene i colossi della Silicon Valley sembrino aver aggirato il problema prevedendo un sistema in cui i dati raccolti sugli smartphone non vengono caricati sul registro centrale, grandi perplessità nascono sul progetto europeo e sul possibile approccio centralizzato secondo cui gli utenti sarebbero tenuti a confidare che qualsiasi stato o agenzia di sicurezza non abusi di informazioni memorizzate su un server centrale che raccoglie tutti i dati. Da qui, il giustificato timore che tale sistema possa essere impiegato in altri modi da alcuni governi per realizzare sistemi di sorveglianza di massa.
In conclusione
Molteplici sono le problematiche legate a questa nuova tecnologia. Non ultimo il fatto che, affinché sia effettivamente utile, una buona percentuale della popolazione mondiale dovrebbe utilizzare l’ app.
E per gli ostili alla digitalizzazione? Alcune aziende hanno deciso di lanciare il Contact Tracing Journal, una sorta di diario a cui raccontare le tue giornate senza il pericolo che il governo sappia che sei uscito solo per comprare altra Nutella. Link qui.
Link utili per approfondire:
Nessun commento
Leggi i commenti a questo articolo