Il mistero di Greta Thunberg
No ragazzi, Greta Thunberg non è andata in vacanza e non è nemmeno sparita come Kim Jong-un. Anche se potrebbe sembrarci strano, data l’esplosione mediatica della sua figura nel periodo pre-covid, c’è ancora. Il fatto è che, rischiamo di accantonare quella che dopo tanti scioperi stava diventando una priorità mondiale, la lotta al cambiamento climatico.

Cosa ne sarà di tutti gli sforzi fatti fino ad adesso? Non si sa, ma per il momento l’intera questione sembra essere stata messa in pausa. D’altronde è evidente che riusciamo ad occuparci solo di una crisi per volta e quello che è successo a Glasgow ne è la dimostrazione.
La SEC arena che doveva ospitare la conferenza sul clima delle Nazioni Unite è stata convertita in un ospedale per fronteggiare gli infetti dal nuovo virus e l’evento è stato posticipato al 2021.
Il green deal
Non possiamo però utilizzare questo rinvio come pretesto per mettere in discussione la priorità ricoperta dal Green Deal (qui per approfondire l’accordo europeo) e dalla legge sul clima. L’europarlamentare Jytte Guteland , infatti, afferma:
“La lotta contro il cambiamento climatico non può essere interrotta. Il nostro lavoro sulla Legge sul clima e più in generale sul Green Deal europeo, continua come da programma, perché rappresentano priorità assolute del nostro Gruppo e per le generazioni future. Se da un lato rispettiamo la decisione di rinviare al 2021 il vertice Cop26 a causa della pandemia, previsto per il novembre di quest’anno a Glasgow, vogliamo chiarire che il nostro impegno nella lotta al cambiamento climatico rimane inalterato. “
Neanche i dati si fermano e come evidenzia Meehan Crist, in un articolo del New York Times, in Cina non sono stati il telelavoro e il blocco dei voli a far calare le emissioni (di cui sono responsabili solo del 2,5%), ma l’interruzione improvvisa della produzione industriale. Ed è proprio qui che il parlamento europeo ha deciso di intervenire. Nello specifico la legge intende decarbonizzare il settore energetico, che rappresenta il 75% delle emissioni inquinanti cercando di diventare leader mondiali nell’economia verde.

Ripartiamo col pollice giusto
Nonostante l’apparente benessere ambientale di cui il mondo sta godendo in questi giorni, siamo coscienti che prima o poi la normalità riprenderà il sopravvento. E se questo periodo ha beneficiato soprattutto gli stati (tra cui quelli del verdissimo Trump) che erano in ritardo all’obbiettivo del 2025 per ridurre le emissioni, altri si stanno chiedendo come mantenere questo effetto senza che sia necessaria una pandemia globale. Non è la prima volta che il clima gode di un dissesto simile, lo stesso fenomeno è avvenuto durante le guerre e le crisi economiche mondiali e avvenimenti con grandi conseguenze geopolitiche, come il crollo dell’Unione Sovietica. Tutto questo però non ha impedito a farci “agire come se la terra stesse bruciando” oggi. Questo perché tutti gli effetti sono solo temporanei, l’importante è saper ricominciare bene una volta che la crisi di turno finisca.

Leslie H. e Aleksandra W. del Financial Times ci ricordano che dopo la recessione economica del 2008 la Cina per riprendersi adottò misure che prediligevano attività ad alto consumo di energia. Da allora è opinione comune che le preoccupazioni ambientali vengano accantonate in un periodo di crisi.
Questo non deve succedere ancora, anche se, difficilmente non sarà così. La mancanza di capitali potrebbe influenzare negativamente nuovi progetti sostenibili nati dall’enfasi recente per un pianeta più verde. L’isolamento inoltre -secondo Meehan Crist- sta rallentando anche le ricerche in tutto il mondo, e nessuno sa quanti dati sul clima andranno persi.
Una cosa però è certa la pandemia ha messo in discussione l’intero modello di sviluppo fin’ora utilizzato, è dunque il momento di prenderne consapevolezza e di porre le basi per un’economia più sostenibile. Ripartiamo col pollice giusto, quello verde!
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