Lo sbadiglio spontaneo è un comportamento molto antico, ampiamente presente nei vertebrati, dai pesci all’uomo.

Vi è mai capitato di sbadigliare subito dopo aver visto un’altra persona farlo? Provate a trattenervi ma è più forte di voi. Perché? Risposta: tutto dipende dal cervello.

Cos’è

Partiamo dall’inizio: cos’è uno sbadiglio? Lo sbadiglio è un riflesso di una inalazione ed espirazione del respiro. Pandiculazione è il termine utilizzato per definire l’insieme delle contrazioni muscolari che di solito accompagnano lo sbadiglio e che portano a “sgranchirsi”.  Un tempo si pensava che servisse ad aumentare la quantità di ossigeno immessa ne polmoni, anche se questo non sembra vero: è piuttosto una reazione naturale a stati di sonno, noia e fame. Esso generalmente dura circa sei secondi ed è un atto involontario. Si può dire che lo sbadiglio è  una comunicazione non verbale che “sincronizza i comportamenti del gruppo.

sbadiglio

Il fenomeno

I ricercatori dell’università di Nottingham, guidati da Stephen Jackson a scoprire le “radici” del fenomeno: affondano nei riflessi primitivi generati dall’area del cervello che controlla i movimenti, la corteccia motoria. Un impulso a cui è praticamente impossibile resistere, e che aumenta più si cerca di reprimerlo. Lo studio pubblicato sulla rivista Current Biology ha, infatti, dimostrato anche il perché più si cerca di resistere, più aumenta il bisogno di sbadigliare se si vede qualcuno vicino farlo, anche se la forza dell’impulso cambia da persona a persona. Lo sbadiglio contagioso è una comune forma di ecofenomeno, cioè l’imitazione automatica e involontaria di parole o azioni di altre persone. Un comportamento che non è solo umano, ma anche di altri animali, come cani e scimpanzé. Gli ecofenomeni sono presenti anche in diverse malattie, collegate alla risposta e sensibilità della corteccia del cervello, come epilessia, demenza, autismo e sindrome di Tourette. Quindi studiare il loro funzionamento porterebbe grandi risultati nel campo medico-scientifico.