Ebbene sì. Era stata annunciata e adesso la seconda ondata è qui. Il virus circola ancora fiero tra noi sebbene tuo cugino di terzo grado ti abbia detto che non è vero nulla e che siamo tutti succubi di una dittatura sanitaria (rabbrividisco).

Per cui, mentre il personale sanitario di tutto il mondo si affanna per sintetizzare un vaccino che possa debellare il Covid-19, anche ciascuno di noi può fare la sua parte. Come? INFORMANDOSI, prendendo coscienza di quello che sta succedendo e delle regole da seguire (ad esempio, la mascherina si indossa fin sopra il naso) affinché ognuno continui con la propria vita nella maniera più serena possibile, proteggendosi e proteggendo gli altri. E in questo Immuni potrebbe svolgere un ruolo fondamentale.

Cos’è Immuni?

In breve, si tratta di un app che permette un contact tracing più efficiente di quello analogico. Il paziente ammalato è in possesso di una password per segnalare sull’app, se lo vorrà e se ha deciso di utilizzarla, la propria positività al virus. In seguito, in maniera del tutto anonima, l’app invierà un avviso ai contatti del contagiato che hanno scaricato e attivato Immuni. A quel punto le persone che sono state a contatto con chi è risultato positivo potranno decidere autonomamente cosa fare: se mettersi in quarantena, se fare un tampone, se far finta di nulla, chiudere Immuni e non segnalare niente a nessuno. Facile no? Non proprio a quanto pare.

Le problematiche

Purtroppo sin dal suo lancio, all’inizio di Giugno, l’app non ha riscontrato molto successo, anzi. Le prime critiche si sono scatenate ancora prima del suo rilascio, a causa della diffidenza sulle norme relative alla privacy (in seguito chiarite adottando il modello Google-Apple). Il suo rilascio, avvenuto per giunta in ritardo rispetto a quanto annunciato, è stato accompagnato da una scarsa (e poco efficiente) campagna pubblicitaria che, unita ad una generale disinformazione e a sterili polemiche legate, ad esempio, alle vignette con cui il funzionamento dell’app è presentato, non ha consentito che Immuni venisse accolta nel migliore dei modi. Insomma, un inizio davvero incoraggiante. Ma adesso come va?

Infografica Immuni Le immagini oggetto di critica. Credits: Immuni

 

Quattro mesi dopo

Ad oggi, Immuni è stata scaricata da circa 9 milioni di persone – il 15% circa degli italiani -, sebbene la sua efficacia sarebbe tangibile solo se i dati crescessero oltre il 60% della popolazione. Inoltre, stiamo parliamo di download, NON di utenti attivi.

Un leggero aumento si è comunque registrato negli ultimi tempi, sebbene il numero di download nelle regioni del sud ,oggettivamente meno colpite dalla pandemia,  resti basso, e al nord l’incremento, seppur maggiore, presenta un andamento piuttosto piatto, ad eccezione degli ultimi giorni.

Credits: Immuni

Le notifiche inviate si assestano su circa 20.000 da 1.200 utenti risultati positivi. Dati decisamente inferiori alle aspettative. Un flop che purtroppo accomuna diversi paesi dell’Unione, eccezion fatta per la Germania in cui i download dell’ app Corona-War-App sono circa 20 milioni (il 20% circa dell’intera popolazione tedesca).

Ciò che si evince da questi dati, è una generale sottostima del problema accompagnata ad una diffusa trasgressione delle regole, e dal famigerato digital divide (ne abbiamo parlato qui), che taglia fuori una grossissima fetta di popolazione, circa il 30%, in particolare quella anziana più a rischio di contagio.

Non ultimo, l’adozione solo volontaria del sistema digitale di contact tracing, e talvolta la cattiva gestione delle situazioni di contagio, che si utilizzi o meno l’app.

In conclusione

Resta dunque da chiedersi se davvero il ruolo del digitale possa, in un caso di emergenza come questo, ridursi a così poco, sminuito e necessariamente accompagnato da polemiche che distolgono completamente l’attenzione dal fine ultimo, e un tale fallimento non rappresenti il prezzo che ciascuno di noi è indirettamente disposto a pagare adottando una così spiccata diffidenza digitale.

La domanda centrale, alla fine completamente dimenticata, resta una: cosa siamo disposti a cedere, anche solo temporaneamente, per salvarci?

 

Fonti:

Internazionale (estremamente interessante)

Immuni