Sui binari del vegetarianismo

La rabbia suscitata in mia nonna dopo avergli confessato di essere vegetariano, mi ha spinto a trovare altre motivazioni per cercare di salvarmi o almeno bilanciare la sua frustrazione con argomenti a mio favore. Sì, perché essere vegetariani, significa dire addio alla cotoletta, evitare le costine della domenica e mandare in paranoia tua madre che l’attimo dopo il tuo outing si fionda in libreria a cercare manuali dai titoli come:“Il cucchiaio verde: oltre 700 ricette vegetariane” , che voglio dire, ne bastavano anche due o tre.

Ma, lasciamo parlare i dati. Nonostante le ultime statistiche riflettevano un andamento altalenante, nel 2020, sulle base del 32esimo rapporto Eurispes presentato il 30 gennaio, i vegetariani e i vegani risultano in aumento rispetto al 2019 e al 2018 (in totale adesso sono l’8,9% della popolazione italiana). Mentre l’Italia primeggia nella classifica dei paesi più vegetariani, nel resto d’Europa la situazione non è così florida. Insomma, i miei connazionali non si sono lasciati intimorire dalle occhiatacce che i loro nonni gli facevano a tavola. Spesso però i dati rischiano di essere falsati dagli stessi intervistati. Molti si definiscono vegetariani pur mangiando prodotti come pesce e pollame.

 

Una scelta per l’ambiente

 

C’è chi si converte ad un regime vegetale per etica, salute, religione oppure, come accade sempre più spesso, per ragioni ambientali (23%). Basta pensare che la produzione di cibo nel mondo è colpevole di una quota che va da un terzo ad un quarto del totale di gas serra e questo è dovuto principalmente dall’allevamento animale. Greenpeace afferma che l’allevamento intensivo è tra i settori più inquinanti del mondo. Le emissioni dipendono in parte dal metano derivante dal letame e dalla masticazione delle mucche, e della CO2 imputabile all’intera filiera di lavorazione delle carni.

Dunque, se da domani diventassimo tutti vegetariani cosa accadrebbe? Marco Springmann, ricercatore all’università di Oxford, ha risposto alla nostra domanda dimostrando che se tutto il mondo smettesse di mangiare carne entro il 2050, le emissioni dovute alla produzione di cibo calerebbero del 60%, e del 70% nel caso diventassimo tutti vegani. Uno scenario utopico che come sottolinea, Elisabetta Ittini, dà tuttavia ragione dell’impatto ambientale del consumo di carne rossa. Lo stesso ricercatore afferma che smettere di assumere carne porterebbe ad una diminuzione della mortalità globale del 6-10%, per la riduzione di malattie cardiovascolari, cancro e patologie croniche. Il tutto senza contare i benefici di cui godremmo, riavendo indietro tutte quelle terre che ora vengono utilizzate esclusivamente per allevare e per produrre cibo a questi animali.

Giovani e diete vegetariane

Per i giovani, il vegetarianismo sta diventando una scelta sempre più diffusa, poiché la vedono anche come un modo di affermare la propria autonomia, anche se questa è minata dalla dipendenza dovuta al regime alimentare che vige nella casa dei propri genitori. Ho posto a Marta, una dei tanti giovani che ha compiuto questa scelta per motivi ambientali, alcune domande per vedere realmente quali sono le difficoltà nell’approcciarsi a questa dieta.

Qual’è la cosa più difficile che hai affrontato nel diventare vegetariana e poi vegana?

Ad essere sincera non ho riscontrato grandi difficoltà dal punto di vista alimentare. Non ho mai amato particolarmente mangiare la carne o derivati e sono sempre stata abituata a guardare e cucinare ciò che mettevo nel piatto.  Spesso mi chiedono: “Ma come fai, la carne non ti manca? Ma poi stai male eh? Ah ma sei vegana, che palle adesso farai diventare vegana anche me?” Oppure ancora “Eh ma allora non possiamo più uscire a cena fuori”. Ecco forse questa potrebbe essere una delle difficoltà che ho incontrato a causa della mia scelta: le persone che credono di sapere cosa sia giusto o meno per me e per il mio corpo , che non riescono a venirmi in contro e provare a capire la mia scelta. Okay, da mia nonna posso anche aspettarmelo, ma dai miei coetanei mi aspettavo un po’ più di apertura e non giudizi critici.

Hai avuto delle problematiche relative alla salute, e come è possibile evitarle?

No, anzi da quando sono diventata vegana la mia salute è notevolmente migliorata e mi sento molto più a mio agio con il mio corpo. Prima di diventare vegana soffrivo di insonnia e forti mal di testa, da quando ho scelto di diventare vegana ho iniziato a dormire 7/8 ore di fila, il mal di testa è diminuito e al mattino mi sento molto più energica. Di per sé, seguire una dieta vegana non comporta rischi per la salute. Deve comunque essere seguita in modo corretto, bilanciando ed equilibrando tutti gli alimenti che si consumano. Ovviamente sono dell’idea che se si vuole intraprendere questa scelta bisogna informarsi e essere consapevoli di quello che si sta facendo, per non riscontrare problemi o fare le cose male, ma questo vale per qualsiasi cosa, non solamente per diventare vegani.

Spendi più soldi, ora che sei vegana, nel prepararti la cena?

Si, ora che sono diventata vegana spendo un po’ più soldi. Questo, semplicemente per il fatto che ho preso più consapevolezza della qualità di ciò che compro. Ad esempio, se prima avevo voglia di una bella minestra, per mancanza di tempo prendevo le zuppe pronte o surgelate. Ora compro verdure fresche e preferisco cucinare con ingredienti “veri”.  Poi ovviamente ci sono alcuni prodotti che costano poco di più di quelli non vegani, però sono comunque accessibili. Diciamo che bisognerebbe un po’ sfatare questo mito che per diventare vegani bisogna avere una grossa disponibilità economica. In realtà i prodotti base della dieta vegana (verdura, frutta e legumi) hanno un costo nella norma.

Ritorneresti indietro?

Assolutamente no! Sono molto fiera e convinta di aver intrapreso questa strada. So che sto facendo la scelta più giusta e consapevole per il benessere non solo del mio corpo, ma anche dell’ambiente. Diventando vegana ho iniziato a ridurre i consumi e gli sprechi. Sono più consapevole delle scelte che faccio tutti i giorni, di cui prima ignoravo gli effetti negativi.

L’altra faccia della medaglia

È bene dunque informarsi ed essere consapevoli di alcuni problemi a cui si potrebbe andare in contro, eccone alcuni. La carne di cui ci nutriamo contiene più nutrienti per caloria di quanti ne contenga la maggior parte dei prodotti di origine vegetale, e questo potrebbe portare ad una carenza nutrizionale. In particolare, la vitamina B12 può essere assunta solo attraverso il consumo di carne e spesso la sua scarsità può essere legata ad una dieta vegetariana o vegana, esistono però alimenti addizionati o integratori specifici.  È dunque necessario per chi intraprende questo tipo di scelta rivolgendosi a professionisti specializzati.

La carne fa anche parte della nostra identità culturale e molte delle tradizioni che seguiamo ancora oggi sono caratterizzate da pietanze a base animale a cui è difficile rinunciare. Altri problemi legati ad un conversione vegetariana della popolazione totale sarebbero la scomparsa degli animali da pascolo che comporterebbe in termini di biodiversità una grande perdita. Inoltre, alcuni terreni ad oggi utilizzati per la pastorizia sono difficilmente convertibili per altri scopi e trasformare quelle terre ormai impoverite richiederebbe uno sforzo non indifferente. Senza contare che occorrerebbe ricollocare tutti coloro che lavorano nel settore zootecnico.

Moderiamoci

Per chi dunque non se la sentisse, la scelta giusta sta, come sempre, nella moderazione. L’OMS, che annovera tra le cause del cancro anche il consumo di carni lavorate (qui per approfondire),  ne raccomanda l’assunzione  al massimo una o due volte la settimana. Non ci resta allora che brindare ad una dieta più salutare, ma attenti vegetariani, anche nella produzione di vino, oltre all’uva, possono essere utilizzati coadiuvanti tecnologici di origine animale!