Vi siete mai chiesti come si scoprono nuovi farmaci? La risposta a questa domanda è molto curiosa. Molte volte vi abbiamo detto che il 90% dei farmaci in uso sono stati isolati per la prima volta dalle piante, ma la natura non è l’unica alternativa. Esiste infatti l’approccio “sintetico”, in cui si utilizza la chimica per sintetizzare da zero un nuovo composto, ma esiste anche l’approccio della casualità. Quest’ultimo si basa sul caso o su un evento fortuito che ha portato alla scoperta di un nuovo farmaco. Vediamo insieme alcuni bizzarri esempi.

La penicillina

La scoperta della penicillina, un antibiotico molto famoso è avvenuta per semplice fortuna. Alexander Fleming scopritore del farmaco nel 1928 stava studiando delle colture batteriche di Stafilococco, la leggenda narra che si dimenticò le capsule Petri con le colture aperte.
Il giorno seguente controllando le capsule notò uno strano alone al centro delle colonie batteriche, dove i batteri non erano cresciuti. Scoprì che la crescita della muffa Penicillum notatum aveva inibito la crescita batterica, infatti la muffa rilasciando una sostanza poi chiamata “penicillina” aveva interferito con la formazione della parete cellulare delle cellule procariotiche.
Fleming e la penicillina sono l’esempio più classico della scoperta di un farmaco avvenuta casualmente ma ci sono altri esempi.

Penicillina

Il protossido di azoto

Il protossido di azoto è un anestetico generale, il cui impiego venne scoperto tragicamente. Nel 1798 il dentista Humphry Davy notò che il gas aveva degli effetti anestetici ed esilaranti che potevano essere sfruttati durante le operazioni chirurgiche-odontoiatriche. Solitamente bisognava stordire il paziente con cloroformio o etere per estrarre i denti, ma i poverini provavano comunque dolore.

Il dentista perciò organizzo una dimostrazione per i suoi colleghi, tuttavia il paziente scelto per l’operazione chirurgica era obeso e il gas non fece effetto. Deriso dagli altri dentisti, Humphry si tolse la vita proprio sperimentando il gas su stesso, che ad alte dosi portò alla morte del medico.

 

Le cefalosporine

Nel 1945 Giuseppe Brotzu un epidemiologo cagliaritano scoprì per puro caso una classe di antibiotici molto potenti, le cefalosporine. Il medico si recava solitamente in una spiaggia situata vicino ad un impianto fognario che riversava il suo contenuto direttamente in mare.

 

I bambini della zona facevano il bagno in quelle acque ma stranamente si ammalavano di tifo con meno frequenza rispetto a coloro che non facevano il bagno in quella spiaggia. Analizzò quindi il contenuto delle acque scoprendo la presenza di un fungo il Cephalosporium acremonium , che produceva delle sostanze anti-microbiche poi chiamate “cefalosporine” dal nome del fungo. Le cefalosporine sono in grado di inibire la crescita della parete batterica ma sono meno soggette all’antibiotico-resistenza tipica delle penicilline.

Ceftriaxone

L’ analogia che hanno in comune queste tre bizzarre scoperte è l’audacia degli scienziati che le hanno fatte. Senza la curiosità e l’intraprendenza nel voler dare una risposta al “perché” quei fenomeni accadessero, magari oggi molti farmaci sarebbero rimasti ancora un mistero.