In questi ultimi anni si leggono spesso su internet delle informazioni contrastanti riguardo gli OGM e gli ibridi. Alcuni sostengono che non ci sia futuro senza di essi, altri li condannano come pericolose forme viventi in grado di danneggiare l’ambiente e i consumatori. Vediamo di fare un po’ di chiarezza cercando di capire scientificamente cosa siano queste misteriose creature e a cosa servano.

Un po’ di storia…

La modificazione delle piante da parte dell’uomo non è un fatto nuovo. Infatti, fin dalla rivoluzione agricola nel Neolitico, i nostri antenati hanno cercato di migliorare le specie vegetali che crescevano spontaneamente per mezzo della soluzione massale ricorrente (ne abbiamo parlato nell’articolo Gli antenati delle piante coltivate). In pratica, venivano seminati solo i semi di piante con caratteristiche favorevoli (mantenendo così  il materiale genetico), mentre quelle non interessanti per l’uomo venivano scartate. Questo era un metodo efficace ma richiedeva molto tempo. Con l’avanzare delle scoperte scientifiche e tecnologiche si sono evoluti anche i metodi di miglioramento genetico.

Mentre prima si sfruttava la variabilità dovuta a mutazioni naturali e casuali, nel ‘900 vennero messe a punto tecniche di mutagenesi. Esse permettevano di indurre delle mutazioni tramite mezzi chimici e fisici. Tali mutazioni erano comunque casuali e successivamente era necessaria comunque la selezione delle piante con caratteri favorevoli.

Gli ibridi

Nel 1908 il ricercatore G. H. Shull pubblicò un articolo in cui spiegava che delle piante ottenute da successive autofecondazioni presentano la cosiddetta “depressione da inbreeding”. Ciò significa che queste piante geneticamente uniformi risultano meno vigorose. Al contrario, incrociando piante diverse si ottiene una progenie molto più forte e produttiva, che spesso supera le linee pure da cui deriva. Questo è molto vantaggioso per gli agricoltori, così già negli anni ’50 la quasi totalità del mais americano era ibrido. La produzione di questa semente ha però degli svantaggi. In primo luogo i semi derivanti dalle piante della prima generazione (F1) non possono a loro volta essere piantati, in quanto riapparirebbero alcuni caratteri sfavorevoli presenti nelle linee pure e di conseguenza è necessario comprare i semi ogni anno. Inoltre, essendo gli ibridi geneticamente uniformi tra loro, essi saranno più suscettibili alle malattie, pertanto è necessaria una continua ricerca di nuove varietà.

Gli OGM (organismi geneticamente modificati)

Per OGM si intendono degli organismi il cui genoma è stato modificato grazie a tecniche di ingegneria genetica, ovvero in cui sono stati aggiunti, tolti o modificati dei tratti del DNA. Esistono diversi metodi utilizzabili, ma sostanzialmente vi sono degli enzimi specifici (una sorta di forbici biologiche) che tagliano il DNA. A questo punto si può rimuovere un tratto, oppure si può aggiungere un pezzo di DNA sfruttando dei vettori (ad esempio virus resi innocui). Ma a cosa può servire questo decoupage genetico? Possiamo per esempio rendere le piante più resistenti alle malattie e ai parassiti. Esiste un mais ogm nel cui genoma è stato inserito un gene del batterio Bacillus thuringiensis che codifica per una tossina velenosa per alcuni insetti dannosi. Di conseguenza, piantando questo mais si ridurrebbero moltissimo i pesticidi, causando un impatto ambientale minore e meno problemi per la salute.

I ricercatori stanno ancora studiando se queste modifiche possano essere dannose per i consumatori e l’ambiente, tuttavia la comunità scientifica internazionale concorda quasi all’unanimità sul fatto che non ci siano attualmente prove in merito.

Noi vi abbiamo spiegato cosa sono, ora spetta a voi farvi un’opinione in merito. “Ai posteri l’ardua sentenza’.