Nelson Ernest Borlaug nacque a Cresco, in Iowa, il 25 marzo 1914. Trascorse l’infanzia nella fattoria di famiglia e nel 1942 prese un dottorato di ricerca in patologia vegetale all’Università del Minnesota.
Due anni dopo divenne responsabile del centro di ricerca sulle malattie genetiche in Messico. Qui svolse numerosi studi di miglioramento genetico delle piante di frumento creando il cosiddetto “grano nano”. Queste varietà erano molto resistenti e si adattavano bene al clima locale. Inoltre apportò numerose migliorie alle tecniche di coltivazione messicane introducendo l’uso di fertilizzanti, agrofarmaci e macchine agricole. In pochi anni, grazie al suo operato, il Messico raggiunse l’autosufficienza alimentare e divenne esportatore di frumento. Giusto per avere un idea, la produzione messicana passò da 1400 kg per ettaro nel 1960 a 2700 kg per ettaro nel 1963!
Successivamente si interessò alla situazione agricola di altri paesi, come il Pakistan e l’India, dove in 5 anni la resa del frumento venne raddoppiata. Già nel 1970 gli ettari seminati con le sue varietà erano 40 milioni, dislocati soprattutto in America Latina e in Asia.
La rivoluzione verde
Grazie al suo impegno, Nelson Borlaug viene considerato uno dei padri della rivoluzione verde. Questo termine indica l’incremento delle rese avvenuto grazie all’introduzione di nuove varietà geneticamente selezionate e all’utilizzo di nuove tecnologie (agrofarmaci, fertilizzanti e macchine agricole). L’aumento della produttività e della resistenza delle piante portò ad una riduzione delle persone sottonutrite. Per la sua lotta alla fame nel mondo, Nelson Borlaug ottenne il Premio Nobel per la pace nel 1970.
Concludendo vorrei citare due affermazioni, ancora molto attuali, di questo importante agronomo:
Chiedo spesso ai critici della moderna tecnologia agricola: come sarebbe stato il mondo senza gli avanzamenti tecnologici che sono accaduti? Coloro che professano delle preoccupazioni per l’ambiente, considerino l’impatto positivo risultante dall’applicazione delle tecnologie fondate sulla scienza. Se nel 1999 avessimo ancora avuto le rese mondiali di cereali del 1961 (1.531 kg per ettaro), avremmo avuto bisogno di quasi 850 milioni di ettari di terreno in più, e della stessa qualità, per produrre i 2.06 miliardi di tonnellate di cereali prodotti nel 1999.
Abbiamo bisogno di introdurre un po’ di buon senso nel dibattito sulla scienza e la tecnologia in agricoltura, e prima si fa meglio è.
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