Che cosa ci fanno delle piante nello spazio? L’idea di mettere piante nelle stazioni spaziali nasce in primo luogo per rendere l’ambiente più vivibile per gli astronauti. Essi, infatti, sono costretti a vivere diversi mesi in spazi stretti e senza molta privacy, sempre a contatto con altre persone. Le piante, come rilevano molti studi scientifici, aiutano molto l’equilibrio psicologico e hanno effetti positivi sulla mente umana. Ovviamente dobbiamo ricordare anche l’altro importante motivo: le piante creano ossigeno e sono fonte di nutrimento per gli astronauti.
Salyut-7
L’idea di mandare dei vegetali nello spazio non è nuova. Infatti negli anni ’80 furono mandate delle piante di Arabidopsis thaliana nella stazione spaziale russa Salyut-7. Le piante crebbero per quaranta giorni, fiorirono e produssero nuovi semi!!
Il diario della zucchina spaziale
Nel 2012 l’astronauta Donald Pettit decise di coltivare un piccolo orto nella ISS per cinque mesi. Il suo esperimento prevedeva l’uso di buste di plastica in cui coltivava zucchine, broccoli e girasoli. Durante il viaggio i suoi progressi venivano raccontati in un blog, The diary of a Space Zucchini, proprio dal punto di vista della pianta! Purtroppo le piante non diedero dei frutti, ma fu comunque un utile esperimento.

Veggie
Si tratta di progetto della Nasa iniziato nel 2014. Sulla stazione spaziale internazionale, all’interno della serra Veggie, sono stati piantati semi di lattuga e, dal 2016, anche di zinnia. Si tratta di un fiore con un ciclo vitale di 60-80 giorni molto sensibile ai parametri ambientali e alla variazione della luce. La serra, progettata dalla Orbital Technologies Corporation, é composta da un pannello luminoso a led (rossi verdi e blu) ed é larga 30 cm e profonda 37 cm. Ci sono stati alcuni problemi, ad esempio è capitata la crescita di muffe sulla superficie delle foglie, a causa dell’ eccessiva umidità, inoltre a volte le foglie apparivano curvate, un fenomeno chiamato epinastia. Tuttavia gli effetti sugli astronauti sono stati molto positivi. Tanto che gli scienziati stanno intensificando le ricerche e gli studi riguardanti i moduli biorigenerativi di supporto alla vita nello spazio. In pratica si tratta di ecosistemi artificiali che imitano le interazioni che avvengono in natura. Sono infatti presenti microrganismi, animali e piante. Queste ultime sono molto importanti per la produzione di ossigeno, la rimozione dell’anidride carbonica, la purificazione dell’acqua e la produzione di cibo.
Esperimenti sulla Terra
Gli scienziati stanno effettuando numerosi studi anche sulla Terra. Per esempio hanno condotto, e si conducono tuttora, esperimenti durante voli parabolici, nella drop tower di Brema, nei sounding rockets e sulla supercentrifuga di Noordijik. La drop tower è una torre alta 146 m che consente di effettuare esperimenti in caduta libera per la durata di cinque secondi. I sounding rockets, invece, sono dei razzi al cui interno si possono svolgere esperimenti in assenza di gravità per circa 45 minuti. Infine la supercentrifuga consente di condurre studi in condizioni di gravità superiori a quelli terrestri. Vi è, inoltre, una serra nel deserto dell’Oman, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Università degli studi di Milano, dove si studia la crescita delle piante in condizioni analoghe a quelle di Marte.
Gli esperimenti che in questi anni si stanno conducendo sono innumerevoli e chissà se un giorno non saranno proprio le piante le prime a colonizzare il pianeta rosso.
2 Commenti
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Giovanni Pieri
bell’articolo! interessante da tutti i punti di vista. Ma com’è che in Oman si riproducono le condizioni Marte? Anche la bassissima pressione atmosferica e l’assenza di ossigeno?
E poi sarebbe interessante parlare anche dei funghi, che non sono piante e potrebbero essere più capaci di sopportare condizioni estreme.
Veronica
Grazie mille per la domanda, a tal proposito ho deciso di fare un nuovo articolo proprio per approfondire il progetto della serra in Oman. Cercherò inoltre informazioni circa i funghi. Grazie per lo spunto!!!