Quante volte vediamo campi di mais ? Fanno da sfondo ai nostri viaggi in macchina lungo le strade di campagna e sono il nascondiglio perfetto degli spaventapasseri serial killer nei film americani. Non ci pensiamo mai, ma il mais ha una notevole importanza economica e nella ricerca scientifica, ma conosciamolo meglio!
Il nome scientifico del mais è Zea mays e deriva dalla parole greca zea, ossia vita e dal termine dei nativi americani mahiz, che significa pane di vita.
Il suo areale d’origine è, infatti, la zona dell’America centrale e del Messico dove è stato domesticato circa 9000 anni fa a patire dal teosinte (per approfondire leggi qui). Qui si sono sviluppate le prime landraces (varietà locali), adattate alle condizioni del luogo di coltivazione, fino ad arrivare al mais come lo conosciamo oggi. Dopo la cosiddetta scoperta delle Americhe il mais è stato importato in Europa, soprattutto nella zona del Mediterraneo.
Oggi il mais è una delle 3 colture cerealicole più importanti insieme a frumento e riso. Nel 2017 gli ettari coltivati sono stati quasi 200 milioni, risultando la seconda coltura per superficie coltivata nel mondo. Ha quindi una notevole importanza dal punto di vista economico in quanto è utilizzato come fonte di cibo, nutrimento per gli animali e materie prime per l’industria.
Ma le meraviglie del mais non finiscono qui…
Il mais nella ricerca scientifica
Il mais è considerato una pianta modello nella ricerca scientifica, in particolare per quanto riguarda gli studi di genetica.
- Si può coltivare facilmente su ampia o piccola scala, in pieno campo, in serra e in camera di crescita (un luogo in cui si controllano i parametri ambientali, quali la temperatura, l’umidità e la luce).
- Le sue infiorescenze sono facilmente raggiungibili, e le loro caratteristiche anatomiche rendano possibile eseguire degli incroci controllati finestra temporale piuttosto ampia.
- Presenta di più forme di un determinato carattere, facilmente distinguibili e stabili nell’espressione; inoltre è possibile osservare diversi effetti delle varianti genetiche della cariosside in poco spazio e su grandi numeri, anche all’interno di una singola spiga. Per questo motivo si presta all’analisi fenotipica, ossia lo studio della morfologia e dell’aspetto dei semi.
- È possibile allestire collezioni di mutanti che consentono di individuare i geni coinvolti nei diversi processi di sviluppo della pianta, di studiare le loro funzioni e interazioni
- Il suo genoma è stato completamente sequenziato, esso comprende più di 32.000 geni, localizzato sui 10 cromosomi.
Negli anni ’50 la ricercatrice Barbara McClintock, studiando proprio il mais, ha scoperto i trasposoni (pezzi di Dna che si spostano nel genoma). Questa scoperta le ha fatto vincere il Premio Nobel per la Medicina nel 1983, ma questa è un’altra storia…
Gli studi genetici sul mais hanno portato alla creazione di ibridi e OGM che hanno portato ad un aumento notevole della qualità e della quantità del prodotto, inoltre hanno reso le piante resistenti ad alcuni insetti dannosi.
Ora quando andrete al cinema guarderete diversamente quell’invitante sacchetto di pop-corn!!
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