Riprendendo il capitolo precedente sulla disinfezione, ne introduciamo un altro per chiarire bene i tipi di disinfettanti e le modalità di disinfezione. Sebbene nell’uso domestico il disinfettante è inteso come un prodotto da utilizzare per vari scopi preventivi, non sempre l’azione è da ricondurre a questi casi.

I raggi ionizzanti

In effetti la disinfezione può essere di tipo fisica o chimica. I disinfettanti fisici comprendono i raggi ionizzanti (raggi gamma e raggi UV) ed il calore (secco o umido). L’energia associata alla luce ultravioletta può generare alterazioni nelle cellule, batteri o virus poiché ha un potere di penetrazione alto. Anche i raggi γ sono deleteri perché ad essi è associata un’energia ben maggiore di quella associata ai raggi UV.

Quando tale radiazione colpisce l’essere vivente, cede ad esso energia alterandone alcune funzioni. I raggi γ, ad altissima energia, inattivano gli enzimi implicati nel ciclo cellulare, soprattutto quelli in attiva replicazione; agiscono soprattutto sui legami deboli quali ponti idrogeno e doppi legami. Una forte irradiazione infatti può produrre immediatamente la distruzione della mucosa gastrica oppure ridurre la produzione degli eritrociti, causando anemia e morte.

Il calore

Per il calore bisogna considerare la temperatura e il tempo di esposizione. Il calore è molto utilizzato per opere di disinfezione ma soprattutto per la sterilizzazione e può essere somministrato in due modi: a secco o in umido. Nel primo caso si fornisce direttamente energia termica ovvero si incrementa lo stato di agitazione delle molecole. La temperatura è misurabile attraverso l’utilizzo di uno strumento comune che prende il nome di termometro. Il calore umido invece provoca lo stesso stato di agitazione molecolare tramite acqua riscaldata ossia tramite vapore acqueo.

I metodi

I metodi per applicare il calore per fini disinfettanti sono diversi. Il flambaggio si usa in laboratorio applicando una fiamma diretta per sterilizzare ad esempio il becco delle provette prima di trapiantare qualcosa. L’incenerimento si effettua ad esempio ad un arto imputato andato in cancrena, a temperature superiori ai 450°. Tipi di disinfettanti e le modalità di disinfezione

Queste staccano gli atomi di carbonio e producono anidride carbonica e cenere: nessun batterio e nessun virus resiste a tali temperature. Nella stufa a secco viene applicata aria calda per sterilizzare la vetreria. La temperatura necessaria alla sterilizzazione è di circa 160° per tempi lunghi. Finora non è stato trovato nessun essere vivente in grado di vivere a 121°C per 15 minuti: a 60° quasi tutti gli organismi viventi non riescono a sopravvivere perché si denaturano le proteine; alcuni sopravvivono perché hanno dei meccanismi di sicurezza, come gli sporigeni che riescono a sopravvivere fino a più di 100°.

L’ebollizione

Siccome l’aria a secco è una pessima conduttrice, per raggiungere la sterilità con questo metodo bisogna superare i 121° per un tempo sufficientemente lungo (circa 2 ore) per sterilizzare. Per i metodi che sfruttano il calore umido si hanno varie modalità di somministrazione, che sono più rapide dei metodi di calore a secco. Con l’ebollizione si raggiungono i 100° e si ha un forte abbattimento della carica microbica, ma non si raggiunge la sterilità perché gli sporigeni raggiunta quella temperatura.