Il ferro è un minerale definito come macroelemento, poiché è in elevate quantità nell’organismo. Il suo fabbisogno giornaliero è di 14 mg ma varia anche in base alle condizioni del paziente (es. gravidanza) [1].
Esso è principalmente presente nei globuli rossi perché caratterizza il gruppo eme presente nell’emoglobina e nella mioglobina imputate nel trasporto dell’ossigeno.
Infatti la principale conseguenza di carenza di ferro è l’anemia, cioè una carenza di globuli rossi. Questo ne causa una riduzione dell’ossigeno in circolo causando la tipica sensazione di stanchezza.
Quest’ultima si può avvertire, però, anche in caso di eccesso di ferro che può depositarsi a livello di alcuni organi o articolazioni andando a provocare danni di varia entità [2].

Valori indice negli esami del sangue: ferro, ferritina e trasferrina.

Per accertarsi che si tratti davvero di una carenza di ferro si procede a ricercare alcuni valori. Tra di essi troviamo il ferro, di cui si misura la quantità di ferro totale nel sangue. Quest’ultimo può essere condizionato dal mal funzionamenti di alcuni organi, come ad esempio il fegato nel caso di cirrosi epatiche, e qualora si abbia un valore sufficiente è possibile che le perdite di ferro riguardino altri organi [3].
Per ovviare a ciò si procede con il dosaggio della ferritina, indicante la quantità presente nei depositi di ferro, di cui una carenza indica una possibile anemia futura, mentre un eccesso indica un sovraccarico.
In ultimo, si procede al dosaggio della transferrina, proteina adibita al trasporto del ferro. Valori anomali ne indicano un assorbimento non corretto, che comporta la sua riduzione causando un sovraccarico di ferro. Invece, quando si verifica un ipertransferrinemia, si osservano bassi livelli di ferro e, dunque, un maggior fabbisogno dello stesso [4].

Aumentiamo il ferro ed eliminiamo la stanchezza.

In caso di comprovata carenza di ferro, in base alla gravità, si può scegliere se procedere con l’assunzione di integratori alimentari, grazie a cui si integra l’esatto fabbisogno giornaliero; oppure, assumere farmaci caratterizzati da sali ferrosi assunti per via orale o per via parentale qualora il paziente non presenti un buon assorbimento orale.
Negli integratori, il ferro spesso si trova in associazione con la vitamina C, poiché ne favorisce l’assorbimento. Inoltre, questa combo è consigliata anche in quei pazienti che assumono i sali ferrosi.
Al fine di avere una migliore aderenza alla terapia, si consiglia di assumerli dopo i pasti evitando, così, il più possibile gli effetti collaterali legati alle alterazioni digestive.

Non è da dimenticare, però, che anche avere elevati livelli di ferro comporta serie problematiche, dunque è sempre meglio consultare il medico prima di affidarsi a rimedi fai-da-te. Quest’ultimo sarà in grado di dare una diagnosi indicando la miglior terapia.

[1] Humanitas
[2] Humanitas
[3] Materdomini
[4] Centro Analisi Vitale