Legati alla tigre bianca ci sono sempre stati diversi falsi miti. Prima di tutto bisogna chiarire che, quando ci si riferisce alla tigre bianca, si intende la tigre del Bengala (Panthera tigris tigris) e non una specie a sé stante.
La tigre del Bengala “versione” pelo bianco non è nemmeno un albino: infatti in questi esemplari a mancare è la feomelanina, pigmento che conferisce colori dal rosso al giallo. L’eumelanina che, invece, colora dal nero al marrone è presente ed evidente nelle strisce e negli occhi.
Ma a cosa è dovuta la colorazione bianca del manto della tigre?
Il primo a fare luce sulla questione fu lo scienziato Xiao Xu i cui studi sono riportati dalla rivista “Current Biology”. Xu e il suo team di scienziati scoprirono che il colore bianco del pelo nella tigre è associato alla mutazione di una singola base di DNA. È incredibile pensare che una singola mutazione in miliardi di copie di basi abbia portato ad un cambiamento così evidente sull’aspetto della tigre. Questa mutazione avviene a livello del gene che porta l’informazione per la sintesi della proteina SLC45A2.
SLC sta per solute carrier: si tratta, quindi, di una proteina di trasporto. Il 45 si riferisce alla famiglia mentre il 2 indica il numero del membro della famiglia.
Bene, si tratta di una proteina di trasporto ma cosa trasporta?
La vera funzione della proteina è ancora avvolta dal mistero. Si è pensato che possa trasportare cisteina, importante precursore della feomelanina, nei melanosomi. La SLC45A2 del topo sembrerebbe legata al processamento e trasporto della tirosinasi, enzima implicato nella sintesi di melanina. Alcuni, invece, pensano si possa trattare di un trasportatore simporto (proteina che trasporta dallo stesso lato della membrana citoplasmatica) di protoni e saccarosio. Quest’ipotesi è stata avanzata in seguito alla scoperta di una grandissima somiglianza tra la sequenza di amminoacidi di SLC45A2 e un simporto protoni/saccarosio di Drosophila melanogaster. Pare, così, che SLC45A2 medi la sintesi di melanina regolando il pH (grazie al trasporto di protoni) e il bilancio osmotico (grazie al trasporto del saccarosio).
In ogni caso, la mutazione di SLC45A2 che si verifica nella tigre bianca è connessa con la sostituzione di un aminoacido (unità fondamentale delle proteine), ovvero l’alanina, con l’aminoacido valina a livello della cavità di trasporto. La valina è più “ingombrante” rispetto all’alanina e, così, sembrerebbe in parte ostruire la cavità non permettendo a SLC45A2 di funzionare in modo corretto.
Si è osservato che mutazioni di SLC45A2 sono spesso associate a colore della pelle o del pelo più chiaro sia nell’uomo che in altri vertebrati come cavalli, topi e polli.
Perché la tigre bianca è così rara?
È così rara perché la mutazione su SLC45A2 è una mutazione recessiva. La tigre è un organismo diploide questo vuol dire che porta due copie per ogni cromosoma. Porta, quindi, anche due copie di uno stesso gene, una su ogni cromosoma. Se la mutazione di SLC45A2 è recessiva questo vuol dire che, perché la tigre manifesti effettivamente il pelo bianco, entrambi i geni per SLC45A2 devono essere mutati. Se anche uno solo dei due geni è sano allora la tigre avrà pelo normale. Per questa motivazione gli allevamenti di tigri bianche (ad oggi illegali) spesso fanno accoppiare consanguinei che presentano già la mutazione o hanno nel loro albero genealogico tigri bianche. È, così, più facile che vengano trasmessi ai figli i due geni mutati necessari per il pelo bianco.
In questo modo aumenta, però, anche la possibilità che vengano trasmesse altre malattie recessive.
The Dodo e Big Cat Rescue riportano che una delle malformazioni più presenti sulla tigre bianca è lo strabismo, dovuto all’incrocio dei nervi ottici. In alcuni esemplari, l’esasperazione dell’accoppiamento tra consanguinei, ha portato a malformazioni gravi come quelle di Kenny. A causa della forma del muso schiacciata, Kenny è spesso spacciato dai media come “la tigre con la sindrome di Down”.
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