I nuovi vaccini di domani potrebbero consentire la produzione degli anticorpi di cui abbiamo bisogno, in un modo innovativo e del tutto diverso da quello attuale. Questo sembrerebbe proprio essere merito della situazione di emergenza che stiamo vivendo oggi a causa COVID-19.

Il migliore strumento che la medicina oggi può fornire contro un agente patogeno è un vaccino. Protegge noi stessi, protegge chi ci circonda e richiede solamente una semplice puntura sul braccio. La pandemia di coronavirus (SARS-CoV-2) ha già causato enormi cambiamenti nella nostra quotidianità, anche se poco per volta stiamo cominciando a vedere la “luce in fondo al tunnel”. Tuttavia, non saremo mai totalmente fuori pericolo finché non verrà distribuito un vaccino.

Sono oltre 50 le aziende farmaceutiche che hanno deciso di intraprendere lo sviluppo di un vaccino efficace contro COVID-19, ciascuna con la propria strategia; fra queste, quella che sembra promettere di più è Moderna Inc, azienda statunitense con sede a Cambridge, nel Massachusetts. I ricercatori di quest’azienda però hanno scelto un approccio “inusuale”, che potrebbe cambiare il modo in cui funzioneranno i vaccini nel futuro.

 

I vaccini classici

Dopo la somministrazione, i vaccini classici rilasciano nell’organismo il patogeno in forma inattiva o soltanto una porzione di esso. In entrambi i casi, il patogeno non riesce a causare danni all’interno dell’organismo, ma può essere riconosciuto dalle cellule del sistema immunitario. Questo permette al paziente di produrre gli anticorpi, acquisendo l’immunità nei confronti della patologia senza che questa si manifesti.

Non sempre però è così semplice, spesso capita infatti di incontrare difficoltà nello sviluppo di questi vaccini, ad esempio perché non si riesce a stimolare il sistema immunitario a sufficienza da causare una risposta, oppure perché il patogeno somministrato può riattivarsi. Inoltre, questo tipo di approccio richiede molto tempo perché necessita di molti test sulla sicurezza del preparato (per maggiori informazioni sui vaccini e sul loro sviluppo, clicca qui).

 

L’approccio di Moderna

In questo intricato scenario si inserisce Moderna, azienda fondata ormai da oltre dieci anni, che si è specializzata nell’utilizzo degli mRNA in medicina. Ma cosa sono gli mRNA? Un mRNA (o “RNA messaggero”) è una molecola di RNA (come il DNA, ma più piccolo) che porta nella sua sequenza genica l’informazione per produrre una particolare proteina. Secondo i ricercatori di Moderna, somministrando un mRNA, è possibile “insegnare” alle cellule del paziente quale proteina produrre per contrastare una certa malattia. Nel caso del vaccino, l’mRNA in questione insegnerebbe al nostro sistema immunitario quale proteina virale deve attaccare. Invece di simulare un incontro con il patogeno (come avviene con i vaccini classici), le cellule del sistema immunitario crederanno di averlo già incontrato e di aver imparato come neutralizzarlo efficacemente.

Oltre al vantaggio di non aver bisogno di inoculare il patogeno, un’altra importante caratteristica di questo metodo è che lo sviluppo di un vaccino richiede molto meno tempo, poiché è sufficiente lavorare sulla sequenza genica, non sull’intera struttura molecolare del patogeno. Per COVID-19, i ricercatori di Moderna hanno impiegato solamente due giorni per sintetizzare l’mRNA adatto, dopodiché sono stati necessari poco più di due mesi per cominciare i test clinici di Fase I su volontari sani, grazie all’approvazione dell’FDA (U.S. Food and Drug Administration) e al contributo dell’NIH (National Institutes of Health).

 

Cosa aspettarci?

Le sfide per Moderna tuttavia non mancano. Ad oggi, nessun vaccino basato sulla tecnologia degli mRNA ha mai superato tutti gli studi clinici, né è stato approvato per l’utilizzo sulla popolazione. Inoltre, lo studio non è ancora entrato nella Fase II, quella fondamentale per valutarne l’efficacia (per saperne di più sullo sviluppo dei farmaci, clicca qui). Nonostante ciò, l’azienda è sicura dei propri risultati e ha in mente la possibilità di accelerare ulteriormente i tempi, per essere in grado di fornire le prime dosi perlomeno al personale sanitario statunitense già nell’autunno di quest’anno; per tutti gli altri invece, ci vorrà ancora un po’.

E’ fondamentale tenere presente che il vaccino non ci aiuterà nel corso di questa pandemia. I tempi necessari per lo sviluppo di un vaccino sono comunque lunghi, quasi sicuramente dovremo aspettare il 2021, quando si spera che la quarantena sarà un brutto ricordo. Ma allora perché investire tempo, finanziamenti, ricerche e personale in questa sfida? Perché non sappiamo affatto come il virus si comporterà, potrebbe rimanere in circolazione causando una seconda ondata in futuro. Per questo, meglio essere preparati.