È un dato di fatto: l’ utilizzo di Internet è aumentato e aumenterà.

Nelle prime settimane di emergenza si sono riscontrati aumenti anche del 100% nell’ utilizzo dei dispositivi connessi, in qualche caso creando un fastidiosissimo “effetto capodanno”, rendendo quindi impossibile comunicare con continuità.

Inoltre, i problemi collegati all’ impossibilità di avere accesso a Internet non hanno tardato a presentarsi. Secondo dati Agcom, circa il 35% degli italiani non è coperto ancora da una rete ottimale e almeno il 5% è in Digital Divide. (Abbiamo già parlato di Digital Divide in uno degli articoli precedenti, potete trovarlo qui!)

Obiettivo dei prossimi mesi è dunque assicurarsi che il picco di traffico internet non crei disservizi sulla rete, ma soprattutto garantire una copertura il più ampia possibile.

In questo contesto si inserisce il progetto Starlink dell’azienda aerospaziale statunitense Space X, fondata dall’eccentrico imprenditore Elon Musk, che vedrebbe il nostro pianeta circondato da una rete di circa 42.000 satelliti e una connessione satellitare disponibile in ogni angolo della Terra.

L’ ambizioso progetto

Secondo i dati del Global Web Index 2019, solo il 57% della popolazione mondiale ha accesso a Internet. Elon Musk vuole portare la connessione “to the other three billions”, ovvero i 3 miliardi di persone che si stima non abbiano accesso a tale servizio, coprendo così il restante 43%.

L’ idea è quella di realizzare una connessione satellitare globale a banda larga attraverso la costruzione di una vera e propria costellazione di satelliti. Inizialmente si parlava di uno schieramento di 12.000 satelliti ad una quota tra i 1.100 e i 1.300 km di altitudine. In seguito, l’avanzare di piani concorrenti ha costretto l’azienda non solo ad accelerare i tempi (nel 2019 SpaceX ha fatto richiesta e ottenuto il permesso di poterne avere in orbita ulteriori 30.000), ma soprattutto a scegliere un’orbita inferiore (550 km).

L’ obiettivo principale è quello di fornire un servizio internet ad alta velocità, che si distinguerebbe non solo per la sua disponibilità in tutto il globo (ad esclusione dei due poli), ma anche per la ridotta latenza delle attuali offerte internet via satellite (25/35 ms invece degli attuali 600 ms).

Specifiche tecniche

Illustrazione satelliti StarlinkIl corpo dei satelliti presenta una struttura piatta, caratteristica che ne consente un agevole trasporto. Inoltre, ogni satellite è dotato di un unico pannello solare che si apre completamente solo una volta raggiunta l’orbita finale.

La propulsione dei nostri piccoli amici orbitanti viene fornita da un motore elettrico. Esso utilizzato nella prima fase di volo per raggiungere l’orbita finale e per effettuare le manovre di rientro una volta terminata la vita operativa del satellite.

Infine, per coprire ogni punto della superficie terrestre, tutti gli Starlink sono dotati di antenne. Ogni satellite ne possiede 4, posizionate sul lato rivolto verso la Terra che trasmettono un segnale nelle bande di frequenza Ku (12–18 GHz), Ka (26.5–40 GHz) e V (40–75 GHz). I ricevitori che utilizzeranno gli utenti riceveranno il segnale dalle bande Ku e V con una velocità rilevata nei test di 610 Mbit/s.

A che punto siamo?

Il primo lancio di 60 satelliti è stato effettuato nel Maggio 2019, seguito da altri sette lanci distribuiti tra lo scorso anno e l’inizio del 2020. Dei sette uno è stato rinviato, mentre tutti gli altri sono avvenuti con successo.

L’ ultimo è avvenuto lo scorso 22 Aprile dalla base di Cape Canaveral, portando il numero degli attuali satelliti in orbita a 420. (vi lascio la diretta del lancio qui, è a dir poco emozionante)

Con questo lancio, SpaceX è riuscita a raggiungere un numero sufficiente di satelliti per poter iniziare a testare il servizio internet. Musk, infatti, ha annunciato che entro tre mesi circa inizierà la prima fase di collaudo, attraverso una beta privata.

Nonostante le problematiche che il progetto sta riscontrando (prima fra tutte la riflettività dei satelliti), esso potrebbe davvero costituire una vera propria rivoluzione non solo in termini di tecnologia (ri)utilizzata ma soprattutto perché darebbe la possibilità di un acceso internet letteralmente in ogni singolo angolo del pianeta.

Nell’ attesa che ciò avvenga, non possiamo fare altro che streammare un po’ meno e sperare che il sistema non crashi miseramente sul finale di stagione della nostra serie preferita.