Elon Musk ha raggiunto il suo obiettivo: lo spazio! Alle 16.29 del 31 Maggio 2020 la capsula Crew Dragon della missione Demo-2 ha raggiunto la sua destinazione, la stazione spaziale internazionale. Sono servite altre due ore e mezza di test per far ricongiungere (abbastanza attuale come termine) i due astronauti americani con il resto dell’equipe già presente a bordo.
Cosa succede al nostro corpo?
Andare nello spazio sicuramente non è facile, restarci ancor meno. Perchè? Cosa succede al nostro corpo in condizioni di microgravità? Cosa accade al nostro cervello? ecco qualche delle domande al quale questo articolo tenterà di rispondere.
Partiamo dal presupposto che il nostro corpo si è sviluppato per adattarsi alla gravità e che, in un ambiente con microgravità, avremo inevitabilmente dei cambiamenti. Tra i principali de-condizionamenti ritroveremo alterazioni a carico dei sistemi locomotore, cardiovascolare, vestibolare, endocrinologico e non solo. Tutto di noi viene coinvolto.
Il sistema vestibolare, che ci permette di fare ogni singolo movimento senza che le vertigini prendano il sopravvento, sarà particolarmente coinvolto. Una delle prime cose che accade è l’alterazione di alcuni riflessi oculari, che determina una perdita della coordinazione necessaria per integrare il sistema visivo, vestibolare e propriocettivo. In parole semplici: la mia vista, il mio equilibrio e la percezione del mio corpo non sono proprio al massimo.
Una delle consueguenze di queste alterazioni è la cinetosi spaziale (o mal di spazio), che è assimilabile ad un disturbo del movimento caratterrizzato da malessere, perdita di appetito, perdita di inziativa, nausea, vomito, sonnolenza. Insomma, nulla di piacevole quando sei nello spazio. Compare circa dopo 1 ora di esposizione a microgravità e dura circa 4 giorni, circa la metà dei cosmonauti ne è coinvolto.
Cosa succede al cervello?
Il nostro cervello è, infatti, in grado di adattarsi in circa 3 – 14 giorni. Simpaticissimi studi in cui il soggetto viene messo a testa in giù per diverse ore hanno dimostrato come la neuroplasticità abbia un ruolo fondamentale nella fasi di adattamento. Tuttavia, studiare il cervello nello spazio non è facile ed uno dei motivi è che per avere maggiori informazioni su cosa accada nella nostra testa è necessario eseguire esami come la risonanza magnetica funzionale. Questa, però, non può funzionare correttamente in condizioni di microgravità perchè il suo funzionamento prevede proprio che la gravità sia quella terrestre, non quella dello spazio.
Ansia, depressione e felicità
Uno degli aspetti che però è stato a lungo studiato è l’alterazione del proflio neuropsicologico. Ansia, depressione e alterazioni del sonno possono manifestarsi durante le missioni. Le paure più irrazionali possono presentarsi. Uno degli incubi che qualche astronatua racconta è quella di “avere l’appendicite”, per ora infatti le operazioni in orbita sono ancora off-limits. Ovviamente gli astronauti sono estremamente preparati e vengono allenati a tutto questo, ma c’è una cosa alla quale non possono esserlo. Può essere motivo di forte ansia o di estremo piacere, dipende dal soggetto. E’ la visione della terra dallo spazio! Comprensibile. E’ forse lì il vero momento in cui ti rendi conto che casa non è proprio vicino e che attorno a te c’è il nulla. Il nulla (o il tutto, dipende dai punti di vista) davvero. Per alcuni è il momento più piacevole, viene descritto come una sorta di estremo benessere, dove ti rendi conto di essere un tutt’uno non solo con il mondo ma anche con la spazio.
Bisogna però considerare che un modo per combattere l’ansia nelle spazio deve esserci. Infatti, a bordo sono presenti kit di emergenza contenenti sostanze psicoattive. C’è solo un piccolo problema. I farmaci non sempre funzionano bene perchè per agire, a volte, hanno bisogno di un passaggio a livello epatico. Tuttavia, la circolazione, in microgravità, non è uguale come sulla terra e questo impedisce al farmaco di essere metabolizzato correttamente poichè il sangue raggiunge solo in parte il fegato. Il fatto che il sangue si collochi prevalentemente nella metà superiore del corpo è, tra l’altro, alla base delle alterazioni a livello del sistema cardiocircolatorio.
Attenzione, memoria di lavoro e problem solving
Oltre a queste spiacevoli sensazioni, gli astronauti vanno incontro ad alterazioni dell’attenzione, della memoria di lavoro e delle capacità di problem solving. Insomma, tutto quello che NON deve accadare. Essere distratto, smemorato e un po’ tonto quando sei nello spazio non è sicuramente cosa gradita. Per questo, ogni 30 giorni, gli astronauti vengono controllati con diversi test. Studi retrospettivi hanno dimostrato come ciò accada per via di una riduzione dei poli frontali e temporali, aree cerebrali deputate al ragionamento e all’elaborazione delle informazioni. Invece, le aree motorie e sensitive aumentano, rappresentando uno dei possibili meccanismi di adattamento alla microgravità che permetteno di evitare il mal di spazio.
I cambiamenti e gli adattamenti del nostro corpo sono numerosi e complessi. Studiarli e comprenderli però sarà importante perchè lo spazio, prima o poi, potrebbe diventare alla portata di tutti. E poi… Marte ci aspetta!
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