Avete presente quando fissate lo schermo del telefono desiderando fortissimo un messaggino dalla vostra crush del liceo e nell’attesa logorante si sente un “bip!” e ovviamente è proprio lui/lei? E’ successa più o meno la stessa cosa con un gruppo internazionale di astronomi guidati dall’ astrofisica Jane Greaves. Il 14 settembre 2020, infatti, è stato annunciato il ritrovamento di tracce di fosfina nell’atmosfera di Venere. Una scoperta, ancora tutta da approfondire, che POTREBBE essere un segnale della presenza di vita sul pianeta. Ma andiamo per gradi.
Conosciamo Venere
E’ stato definito “il pianeta gemello” della Terra, poiché simile ad esso per dimensioni e massa. Al contrario di quella terrestre però, l’atmosfera venusiana è costituita principalmente da anidride carbonica, è molto più densa della nostra ed è caratterizzata dalla presenza di nubi di acido solforico.
Alla fine degli anni Sessanta, alcuni astronomi hanno avanzato le prime ipotesi sulla possibile presenza della vita sul pianeta. Nel tempo però, queste teorie sono state accantonate dalla maggior parte per via di una serie di complicazioni che alcune delle sonde hanno incontrato durante le esplorazioni, non producendo quindi risultati soddisfacenti.
L’ idea è per cui passata in secondo piano, portando a puntare altrove per la ricerca di eventuale vita extraterrestre, primo fra tutti Marte. Tutto ciò, fino a quando una ricerca pubblicata a metà settembre 2020 non ha effettivamente ottenuto risultati piuttosto interessanti, vediamo insieme quali.
La ricerca
Si tratta di una pubblicazione sulla rivista scientifica Nature Astronomy e descrive (potenzialmente) una delle più importanti scoperte in campo astronomico degli ultimi tempi.
Puntando i radio telescopi (si tratta di telescopi specializzati nel rilevare onde radio emesse dai corpi celesti, tramite l’utilizzo di una o più antenne collegate), i ricercatori hanno trovato una concentrazione di fosfina che oscilla tra le 5 e le 20 parti per miliardo nell’atmosfera venusiana, molto di più di quanto mediamente rilevabile nell’atmosfera terrestre.
È questo il punto per cui la ricerca ha riscosso così tanta attenzione mediatica.
Potrebbero essere stati microorganismi situati nell’ atmosfera venusiana ad aver prodotto la fosfina rilevata?
Sulla Terra, questo gas altamente tossico può essere prodotto o artificialmente o da microrganismi. Per analogia, quello che si ipotizza è che all’ interno dell’atmosfera venusiana, a circa 40-60 km, grazie alle condizioni di “abitabilità” della zona (le temperature si aggirano intorno ai 30 °C), siano presenti microrganismi che si sviluppano in goccioline di acido solforico. Attraverso delle celle di convezione, le goccioline tenderebbero ad accrescersi, diventando sufficientemente grandi da scendere verso il basso. Una volta scese verso il basso, queste verrebbero distrutte per le elevatissime pressioni e temperature presenti sulla superficie del pianeta. Nonostante questo, il codice genetico dei batteri rimarrebbe intatto grazie alle spore (ovvero un adattamento che i batteri mettono in atto per la sopravvivenza in ambienti estremi). Man mano che poi i cicli di convezione vanno avanti, i microrganismi risalirebbero verso l’alto incontrando altre goccioline di acido solforico continuando così il ciclo.
Infografica sulla composizione dell’ atmosfera venusiana. Le nubi di acido solforico si sviluppano tra i 10 e i 90°C circa.
In conclusione
Anche se i dati sembrano essere solidi, non si può certamente escludere che ci siano stati errori nelle rilevazioni e che il gas osservato non sia effettivamente fosfina, ma un altro composto presente su Venere. Una delle ipotesi è, ad esempio, quella che si tratti di anidride solforosa, ma per ulteriori conferme saranno necessarie nuove osservazioni.
Gli autori della ricerca raccomandano cautela. Così come l’ipotesi che vede non essere fosfina il gas rilevato, così non è detto che la fosfina non possa essere prodotta su Venere in maniera del tutto scollegata ad una eventuale attività biologica.
“Per affermazioni straordinarie servono prove straordinarie” sottolineava l’astronomo Carl Sagan, e al momento non ci sono. La scoperta segna sicuramente un inizio per quelle che saranno le ricerche future sullo scopo e la provenienza di questo gas sul pianeta, ma dobbiamo accettare che quella fosfina (ammesso che lo sia) potrebbe essere prodotta senza l’intervento della vita.
Link utili per approfondire:
- Nature
- National Geographic
- Canale link4universe per rimanere sempre aggiornati su novità e curiosità legate allo spazio
- La nostra sezione dedicata all’ Astronomia
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